sabato 28 aprile 2012

Siamo stati svenduti

La tragicomica storia del casello di Dolo, in località Roncoduro, ha visto un nuovo atto, che ha dimostrato ancora una volta come la realtà di questa amministrazione dolese vada oltre i nostri timori.
Ma andiamo con ordine.
Circa 4 anni fa, quando si è costruito il passante i patti tra enti locali e Regione Veneto erano chiari: il casello di Dolo, dopo un breve e temporaneo spostamento sarebbe rimasto nella posizione attuale garantendo l'accesso alla tangenziale di Mestre, ampliata fino alla barriera di Roncoduro. Ma quale sia l'affidabilità della nostra politica regionale è alla vista di tutti, ed il casello si è trasferito a Vetrego.
Il comune di Dolo, subendo il colpo, in particolare in direzione Padova, ma anche, a causa del traffico, in direzione Venezia, ha cercato, con la vecchia amministrazione, di venire a capo dell'inghippo, ma dopo pochi mesi a Dolo si è cambiato.
E, la nuova amministrazione aveva le idee (si badi bene: "idee" e non "bugie"): nessun casello ad Albarea e ripristino di quello di Roncoduro.
E noi, del blog, ci siamo domandati in buona fede, circa un anno fa, quando il nostro comune era raggiante nel comunicare l'imminente riapertura di Roncoduro: "A chi serve un casello in una sola direzione?"
Dopo pochi giorni, in un caldo consiglio comunale la prima risposta: "A Veneto City", ritornata magicamente area strategica in quanto in prossimità di uno svincolo autostradale!
Ma noi, in buona fede, abbiamo continuato a domandarci: "Come mai un casello in una sola direzione? E come mai l'imminente apertura sarà fra circa 3 anni da oggi (4 da quando era stato annunciato)?"
Qualche giorno fa l'amara risposta. Il casello sarà funzionale all'innesto della Romea Commerciale. Il casello di Roncoduro sarà costruito solo in direzione di Venezia perché bisogna lasciare lo spazio per l'arrivo della Romea commerciale. La questione è spiegata nei documenti allegati al progetto preliminare del casello e in particolare a pagina 6 della relazione progettuale allegato 3 scatola 13.
Ecco che si chiude il cerchio magico nostrano. Ecco che le paure si concretizzano, con il nostro paese definitivamente svenduto a logiche "superiori". Ecco il vero volto della Lega, che allo stesso tempo imbonisce il popolo e svende il territorio al miglior offerente.

mercoledì 25 aprile 2012

Libera!

Il 25 Aprile è la Festa della Liberazione del nostro paese dalle forze di occupazione nazifasciste che avevano fino a quel momento imperversato prima con spranghe ed olio di ricino e poi, dopo l'8 settembre, con un vero e proprio esercito di occupazione.
Ma la nostra terra non è ancora libera, non del tutto. E la colpa non è delle preoccupanti dichiarazioni nostalgiche di alcuni esponenti politici, il nostro sindaco in primis, ma di un altro male, più silenzioso ed opprimente: la criminalità organizzata.
Purtroppo, sembra non essere più vero che nel nostro territorio non ci sia la criminalità organizzata. Certo, "qui non si spara", verrebbe da pensare, ma le forme di malaffare possono essere molte. Una è quella di finanziare gli imprenditori del nord est, stretti dalla morsa della crisi e delle banche, secondo Pisanu, Presidente della Commissione Antimafia: "Per gli imprenditori in crisi di liquidità chiunque porti soldi è ben accetto, anche il camorrista o l’affiliato alla ‘ndrangheta, che diventa l’ultima speranza prima del suicidio."
Ma il terreno "legale" di elezione delle cosche per riciclare i l denaro è, da sempre, stato l'edilizia. E, dalle nostre, parti, in uno dei territori più densamente cementificati d'Europa, le occasioni possono essere ricche. A tal punto che, qualche giorno fa, "Il Fatto Quotidiano" ha pubblicato un interessante articolo, che cita anche imprese ben note al territorio Dolese.
"L’allarme sulle infiltrazioni criminali in Veneto lo aveva dato anche il Ministro per il Rapporti con il Parlamento Piero Giarda due giorni fa, rispondendo in aula al question time del parlamentare padovano del pd Alessandro Naccarato. Il caso sollevato è quello del fallimento della società Edilbasso, leader dell’edilizia nel padovano. Naccarato ha espresso “particolari perplessità” riguardo al fatto che nella società Faber, che tiene in piedi il ramo ‘sano’ della Edilbasso al fine di pagare i creditori, sono coinvolte persone che hanno avuto ruoli importanti nell’inchiesta “Tenacia” sulla ditta lombarda Perego Strade srl, e che ha consentito l’arresto di Salvatore Strangio, poi condannato in primo grado a Milano a 12 anni per associazione mafiosa.
L’anello di congiunzione tra quell’inchiesta e le vicende della ditta padovana si chiama Giovanni Barone, consulente finanziario di 43 anni, romano di nascita e calabrese di adozione, che della Perego strade fu il liquidatore e che per qualche mese ha avuto il 65% delle quote della Faber. Ora nella compagine societaria della Faber appare con il 10% un’altra persona legata alla Perego, ovvero Adriano Cecchi, che della Perego è stato sindaco della società in liquidazione. Cecchi e Barone non sono indagati, ma di Barone il gip milanese scrisse: “Barone è il soggetto, talvolta discusso e contestato da parte dei calabresi tagliati fuori dalla gestione diretta di Perego, al quale viene affidata la sistemazione delle società decotte”. Il consulente finanziario ha precedenti di polizia per reati contro la pubblica amministrazione, resistenza e violenza, falso in genere, falsa attestazione, omessa custodia di armi."
Supposizioni di un giornale schierato, qualcuno potrebbe obiettare. Ma il dato deve far riflettere, la libertà di un territorio non è, purtroppo, un diritto acquisito, si deve vigilare, e difendere in ogni sede e luogo. E non può esserci libertà dove non c'è legalità. Per questo oggi molti Giovani Democratici sono andati a festeggiare, insieme a Libera, il 25 aprile, nella casa dei fratelli Cervi, per questo tutti noi dobbiamo garantire sulla lberta della nostra terra.

martedì 17 aprile 2012

Per la Lega non c'è nessun camion in piazza cantiere!

Durante i preparativi della Maratonina dei Dogi l’amministrazione Comunale di Dolo
ha dato, per l’ennesima volta, prova della propria insipienza facendo entrare un vero
e proprio TIR in piazza Cantiere lasciandolo fare manovra e parcheggiare a pochi
centimetri dalle colonne che sorreggono lo Squero Monumentale, li dove la pavimentazione, di mattoni, è più pregiata e delicata.

Una scelta, questa, che rivela un’assoluta mancanza di buonsenso visto che sarebbe
bastato un lievissimo errore di manovra per abbattere il più rappresentativo
monumento della nostra Città.

Bene ha fatto Claudio Bertolin, in questo senso, ha denunciare pubblicamente quanto
accaduto!

Il nostro non è catastrofismo, ma una reale preoccupazione per la storia, l’ambiente
e il turismo della nostra Città che, dopo lo scempio Veneto City, rischia di essere
attraversato dalla Romea Commerciale (…. Ricordiamoci, in merito, la promessa della
Prima Cittadina di dimettersi nel momento in cui il progetto fosse approvato ….),
privato per una scelta di Lega e PDL dell’ospedale e, forse, del Tribunale.

Di fronte a quanto accaduto ci saremmo attesi una censura pubblica dell’episodio e
invece? La solita ridda di battute e insulti indegni di un confronto civile e democratico


Addirittura si è gridato allo scandalo e si è voluto precisare che quello parcheggiato
sotto lo Squero non fosse un TIR, ma un semplice autocarro proprio come quelli
utilizzati per la pulizia urbana …

Tante volta un’immagine è molto più significativa di molte parole …

A voi il giudizio (attendiamo che qualche genio ci dica che è un fotomontaggio,
ovviamente …)

sabato 14 aprile 2012

Non speriamo più

Giusto una settimana fa abbiamo pubblicato una lettera dove un nostro lettore, sia pur in un contesto piuttosto critico, affermava di sperare che le voci sulla chiusura del tribunale di Dolo fossero infodate tanto quanto quelle sulla chiusura dell'ospedale. E' passata solo una settimana e, di colpo, la questione del tribunale si è abattuta sul nostro territorio, tanto che la buona fede del nostro concittadino è già stata presa per i fondelli. Il nostro comune, dopo settimane di silenzio, quando ormai sembra essere troppo tardi, invita la cittadinanza ad una assemblea dal titolo sconsolante: "CHIUSURA DEL TRIBUNALE DI DOLO". Quello stesso tribunale servizio al territorio ed elemento caratterizzante il centro dolese ricco dei servizi che distinguono una cittadina da un semplice agglomerato urbano. Quel tribunale che il sidaco nella linee programmatiche di mandato si propone di "difendere e rafforzare". E, invece, come già accaduto in altri contesti, via, zitti fino a quando le decisioni sono irrevocabili, per poi sperare in una improbabile una condivisione della cittadinanza. E così via, fino a quando il nostro territorio sarà definitivamente svenduto, deturpato, reso senza identità e i nostri amministratori si potranno sedere negli "spazi che si stanno creando" ai piani alti, come ammesso dallo stesso blog dell'amministrazione. Con buona pace di chi, in buona fede, continua a sperare.

venerdì 13 aprile 2012

Giù le mani dall’Ospedale di Dolo


Lunedì 16 aprile ore 20.45 
Ex Macello - via Rizzo - Dolo



Giù le mani dall’Ospedale di Dolo
Insieme Contro lo Scippo di Lega e PDL

ne discutono

Laura Puppato – Capogruppo PD Regione Veneto
Bruno Pigozzo – Componente Commissione Regionale Sanità
Alberto Polo – Capogruppo “Per Dolo Cuore della Riviera”
Claudio Bertolin – Responsabile Organizzativo PD Provinciale di Venezia
Gabriele Scaramuzza – Responsabile Sanità PD Veneziano

Le Associazioni di volontariato e le Rappresentanze No Profit e Sindacali territorialmente impegnate nell’ambito sanitario e socio-assistenziale

La cittadinanza è invitata a partecipare

sabato 7 aprile 2012

È buio (lettera di un cittadino Dolese)

Pubblichiamo per intero una mail appena arrivataci da un nostro lettore, che troviamo ricca di spunti di interesse:
Stamane, quando mi sono svegliato, il giornale radio di RaiRadio 1 parlava di un partito al passato. Questo partito, non serve molta immaginazione, era la Lega. Devo dire che mi ha fatto profonda impressione sentirne parlare come una cosa passata, che non c'è più. Per almeno due motivi. Il primo è che sembra essere definitivamente tramontata l'esperienza della seconda repubblica. E non solo per il peso politico della Lega, che a livello nazionale si attestava attorno al 10%, quando andava bene, quanto per l'implosione del sistema. La facciata di giustizialismo contro la casta che contraddistingueva la Lega, da sempre più movimento che partito, è crollata, evidetemente perchè costruita senza fondamenta, o forse ancor peggio, schiacciata dalla malafede. Ma c'è un altro motivo, che, da cittadino Dolese, mi rende ancora più angosciato. Noi siamo stati tra i pochi "fortunati" ad avere la Lega come partito di maggioranza in Comune, Provincia e Regione. La Lega vera, non la versione edulcorata di Maroni, ma una Lega che si è rifiutata di festeggiare il 150°, una Lega che "corregge" i propri concittadini che dissentono con l'olio di ricino. E adesso, cosa può succedere? Me lo chiedo perchè il nostro territorio ha in ballo un sacco di questioni, a confronto delle quali Veneto City è poco peggio di un garage abusivo. Le voci sulla chiusura dell'ospedale si sono sommate ad altre, che spero almeno altrettanto infondate, sulla chiusura del tribunale. L'elettrodotto poi, si staglierà fiero sopra le nostre teste. Per non parlare del problema viabilistico, con Romea e Camionabile in testa. Fino ad ora c'era un governo del territorio, ma adesso che sono saltati gli schemi, che sono venute meno le (illegittime) speranze di promozione ai più alti livelli, cosa succederà? Si vedrà una sorta di "guerra civile" della politica, dove tutti cercheranno di saccheggiare il possibile durante lo sbandamento? Riuscirà il nostro territorio a superare la devastazione che probabilmente questa classe politica arrecherà? O, forse, anche a livello locale, ci sarà il buonsenso di fare un passo indietro?

venerdì 6 aprile 2012

Per salvare l'ospedale di Dolo

La chiusura dell’Ospedale di Dolo paventata pochi giorni fa sulla stampa costituisce un’ipotesi del tutto inaccettabile.
La Nuova Venezia ( 06/04/2012)
Si sceglie di penalizzare ancora una volta l’ULSS 13, che già oggi è la più sottofinanziata della Regione Veneto, per salvaguardare le strutture di altre province.
I cittadini della Riviera del Brenta e del Miranese hanno diritto ad avere strutture socio-sanitarie di qualità, attraverso l’integrazione dei poli ospedalieri di Dolo e di Mirano, la riabilitazione di area vasta a Noale, il completamento degli investimenti già finanziati.
Ogni idea di modificare i confini dell’ULSS 13, attraverso il suo accorpamento con l’azienda veneziana o la sua divisione è fuori da ogni logica.
Chiediamo ai cittadini dei Comuni della Riviera del Brenta e del Miranese di sottoscrivere una petizione popolare per rappresentare al Presidente della Regione la contrarietà delle popolazioni alla chiusura dell’ospedale di Dolo e all’indebolimento della sanità di questi territori.

Vi ricordiamo inoltre che il Partito Democratico vi invita lunedì 16 aprile 2012 presso l'Ex- Macello per discutere di questo intervento assieme a Laura Puppato (Consigliera regionale e Presidente del gruppo consiliare PD Veneto ) e Bruno Pigozzo (Consigliere regionale).
Saremo presenti nel prossimo week end anche con banchetti per la raccolta firme.
Ulteriori informazioni e precisazioni nei prossimi post.


domenica 1 aprile 2012

Le riflessioni del Sen. Stradiotto sulla Tesoreria Unica

Dopo il gran polverone degli ultimi giorni circa la tesoreria unica, riportiamo le riflessioni del Sen. Stradiotto, che descrive piuttosto approfonditamnete che cosa è successo. E i perchè che fanno diventare la scelta del documento fatta dal nostro comune il classico "fumo senza arrosto".

LE AUTONOMIE LOCALI SONO STATE CALPESTATE DAL MECCANISMO DEL PATTO DI STABILITA’ APPROVATO DAI GOVERNI SOSTENUTI DA LEGA E PDL . INVECE DI FARE l’INUTILE POLEMICA , DI QUESTI GIORNI SULLA TESORERIA UNIFICATA, SERVIREBBE ANDARE ALL’ORIGINE DEL PROBLEMA SAREBBE NECESSARIO MODIFICARE IL MECCANISMO DEL PATTO DI STABILITA’.

Attorno alle nuove norme sulla Tesoreria unificata si è aperta una discussione che merita di essere approfondita. La decisione del Governo Monti tocca una situazione, formatasi negli anni scorsi, a dir poco paradossale. C’è un filo rosso che unisce i problemi dell’autonomia finanziaria dei Comuni, il ricorso dello Stato all’indebitamento, i ritardi nei pagamenti verso i fornitori della Pubblica Amministrazione e le regole assurde del Patto di Stabilità.
Il paradosso è questo. Da un lato ci sono gli enti locali. Hanno a disposizione una liquidità che, a causa delle norme del Patto, non possono usare per pagare i fornitori, ma possono invece sfruttare per ricavare un interesse attraverso operazioni finanziarie proprie. Dall’altro lato c’è lo Stato, che paga ogni anno sempre più interessi sul debito pubblico. 
Abbiamo due fenomeni complementari. Lo Stato ricerca liquidità e pur di averla è stato disposto a pagare interessi fino al 7%. Contemporaneamente, gli Enti Locali affidano la propria liquidità al mercato, incassando interessi compresi tra il 2% e 4%, attraverso operazioni finanziarie della durata inferiore l’anno, sempre per non sforare il Patto di Stabilità. L’assurdità è che nel frattempo lo Stato è stato costretto a compensare le maggiori spese per interessi, tagliando proprio i trasferimenti agli Enti locali. Il cane si morde la coda, mentre, nel frattempo, chi paga il prezzo maggiore sono le imprese in attesa di essere pagate dalle pubbliche amministrazioni. 

Se la liquidità impegnata in operazioni finanziarie dagli Enti Locali fosse stata usata per pagare i fornitori, ci sarebbe stato un impatto positivo sull’economia italiana. Il Patto di Stabilità non lo ha consentito ed è anche per questo che deve essere modificato. Questa situazione paradossale dimostra che la distorsione sui ritardati pagamenti verso le imprese non è figlia delle norme sulla Tesoreria unica, ma delle regole assurde del Patto. È giusta la battaglia che gli Enti Locali lanciano a difesa della propria autonomia, ma il vero obiettivo di chi ha a cuore l’autonomia dei Comuni dev’essere la modifica del Patto di Stabilità. 
Il presidente di una Provincia del Veneto ha dichiarato di aver realizzato due rotatorie grazie agli interessi maturati con le operazioni di tesoreria. Ecco il punto: quelle rotatorie sono opere realizzate con gli interessi maturati su somme che spettavano ai creditori della Pubblica Amministrazione. Ci sono imprenditori che sono arrivati al suicidio a causa anche dei crediti attesi dalle pubbliche amministrazioni. Piangerli serve a poco se non si modifica un Patto di Stabilità che vieta agli Enti Locali di pagare chi ha lavorato, permettendogli invece di usare quelle stesse risorse per compiere operazioni finanziarie. 
Credo che l’equità del sistema sarebbe maggiore se ai Comuni fosse permesso di usare le risorse che hanno in cassa per pagare nei tempi giusti i loro fornitori. Per questo in prospettiva serve una modifica del Patto di Stabilità. Intanto però la tesoreria unica può essere uno strumento utile per ottenere che i benefici ottenuti dallo Stato centrale siano redistribuiti agli Enti Locali e ai creditori della Pubblica Amministrazione.